miercuri, martie 11, 2009

Chi semina odio...

Questa notte ho dormito poco. Colpa di quest'atmosfera che si respira nelle arene televisive dove i "guru" della comunicazione pretendono di fare luce su una comunità intera, in assenza di un solo rappresentante di quella comunità.

Ritornando alla trasmissione di ieri e a una delle invitate... rare volte ho visto negli occhi di una donna così poca umanità, così poca coerenza. Ho ancora presente nella mente il suo sguardo, quando sullo schermo era presentato un dato inquietante nel modo più assoluto: il 64% degli italiani considera i romeni "poco" e "per nulla simpatici"- un altro modo per dire "antipatici". In quel momento ho visto il viso di quella donna rilassarsi, il sorriso diventare largo, gli occhi brillare. No, lei non vedeva i sintomi di un disagio sociale, lei probabilmente convertiva già quelle percentuali in voti, e godeva. “Hanno ragione gli italiani a pensarla così, i romeni raccolgono quello che hanno seminato".

Le sue parole mi sembrano il prologo di un libro da due soldi, di propaganda estremista. Tempi lontani quelli, e ormai per fortuna condannati da tutti. Qualche mese fa, la notizia di una scritta contro gli ebrei su un muro di Roma. Tutto il mondo politico si mise in moto, condanne pubbliche, immediata cancellazione dell'insulto. Non è accaduto lo stesso per le decine d’iscrizioni anti-romeni -spuntati come funghi dopo la pioggia- sui muri di tante città italiane. Le scritte contro i romeni rimangono quasi sempre lì, impresse sui muri, per testimoniare uno stato generale di paura e qualche volte di odio. Forse dovrà passare una generazione prima di essere percepite come offensive e condannate pubblicamente.
Ma quello che più mi ha colpito durante quelle due ore di dibattito, è stato il fatto che le parole di quella donna abbiano trovato terreno fertile in una trasmissione di alta "audience", che quello che avrebbe dovuto essere un moderatore, ha lasciato andare liberamente nell’etere quelle dichiarazioni. E mi rendo conto che queste prese di posizione non sono singolari e non sono condannate in unanimità, e non mi aspetto dall'opinione pubblica, ma dallo stesso sistema istituzionale.
Lasciar crescere e dar spazio a tali pensieri è preoccupante, non direttamente per le vittime, ma per l'intero organismo, sano, della società.

Al di là delle polemiche di salotto, dei casi di cronaca pescati nella realtà quotidiana, al di là di Mailat e Racz, mi chiedo con grande serietà e tristezza se questo non è un primo sintomo di una vera malattia sociale: quella di trovare i responsabili del proprio male nell'ESTRANEO.

Forse, nella sciagura del momento, da una spensierata cittadina europea, inizio a sentirmi sempre di più, una persona non grata: una romena giusta nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.

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