marți, martie 31, 2009
La storia vera di Andreea, romena ammazzata davanti al suo bimbo di 4 anni, per aver rifiutato le avances del suo datore di lavoro
La stampa italiana ha parlato di ricatto, di sesso e di estorsione: "Estorsione a sfondo sessuale"!! Come se questo fosse un MOTIVO o un MOVENTE che sminuisce o giustifica un tale crimine.
Nessuna parola sull'efferatezza del gesto, nessuna parola sullo scenario da vera esecuzione, nessuna parola sulla presenza di un bimbo di quattro anni che assiste al massacro dei suoi genitori.
E soprattutto, nessuna parola della DENUNCIA che Andreea aveva presentato ai carabinieri, per molestie sessuali e minacce di morte da parte del suo datore di lavoro. Avrebbe tentato di violentarla, all'interno della pizzeria dove lavorava, proprio il suo datore di lavoro. Ha detto tutto alla polizia, ma non c'erano testimoni. Quindi, solo un avvertimento per l'accusato. Se esiste una denuncia di tentato STUPRO, come può esistere un ricatto?
Andreea non vedrà più il suo bimbo, ormai i medici hanno dichiarato la morte cerebrale. Il suo unico errore: quello di aver denunciato un tentativo di stupro...Presentato come un tentativo di ricatto. IO DA DONNA E DA GIORNALISTA, NON HO PAROLE.
16enne romeno investito e ucciso- nessuno ne ha parlato
Apa
luni, martie 30, 2009
"Romeno seminudo arrestato a Cogne"
duminică, martie 29, 2009
sâmbătă, martie 28, 2009
Dichiarazione del ministro Andrea Ronchi (politiche comunitarie) a Bucarest:
"...Sulla tragica vicenda di Cafarrella pesa il silenzio di Bucarest: Ronchi dichiara: "personalmente, ma non da ministro, ma da cittadino, mi sarei aspettato ad un gesto di solidarietà, ma non ai governi, ma a quella povera ragazza e alla sua famiglia"
Ecco una foto pubblicata dal quotidano La Repubblica il 17 febbraio 2009: Andrea Ronchi insieme al teorico dell'apartheid, Jonghi Lavarini, Lavarini è uno dei fondatori del circolo neofascista "Cuore nero". QUI l'articolo completto.
E qui un video recente (gennaio 2009, alla serata di sostegno dello Stato di Israele e la comunità ebraica presente in Italia):
Ed ecco la reazione del PIR:
“In relazione alle dichiarazioni del ministro per le Politiche comunitarie Ronchi che in visita a Bucarest si aspettava scuse ufficiali o solidarietà del governo romeno per lo stupro della Caffarella a Roma, chiediamo al ministro se l'Italia abbia porto scuse ufficiali al governo Tunisino per l'efferato omicidio del cittadino tunisino di anni 3 Youssef Marzouk ad opera di due assassini Italiani, oppure per il pedofilo italiano di Iasi e se siano state poste scuse ufficiali dal governo italiano al cittadino romeno Carol Racz posto per oltre un mese alla gogna mediatica ed additato al pubblico disprezzo "riabilitato" soltanto da Bruno Vespa”.
Il Partito poi aggiunge: “Sarebbe anche bene sapere se il Ministro Ronchi abbia chiesto scusa al Governo romeno per la presenza accertata dall'Interpol in Romania di 232 pregiudicati italiani appartenenti a gruppi delinquenziali come mafia, ndrangheta e camorra. O forse per il Ministro Ronchi c’è solo una razza che merita le scuse, quella che si ritiene superiore alle altre?”.
“Basta con la demagogia – conclude la nota del Pir - , nella patria della mafia della camorra e della ndrangheta dovremmo stare a chiedere scusa ogni minuto a tutto il mondo se l'idea del Ministro Ronchi avesse una qualche minima logica e fondamento, cosa che non è”.
marți, martie 24, 2009
Messaggio per i romeni d'Italia di S.B. Patriarca Daniel
Nella lettera il Patriarca si rivolge ai colpevoli: ''Chiediamo paternamente ai nostri romeni ortodossi che hanno commesso gravi reati, di pentirsi e di abbandonare le strade del male''. Poi la lettera diventa un accorato appello di solidarieta' ai romeni in Italia che ''con il loro lavoro danno dimostrazione di onesta', dignita' e gentilezza''. ''In modo particolare - scrive il Patriarca - esprimiamo la nostra gratitudine a tutte le donne, figlie della nostra Chiesa, che talvolta, a costo anche di abbandonare le loro famiglie in Romania, si prendono umilmente cura dei bambini e degli anziani nelle famiglie italiane, patendo talvolta grandi difficolta' ed umiliazioni''.
''Pensiamo anche a tutti coloro che, con il prezzo del loro sudore, si sottopongono ai piu' duri lavori e che spesso vengono sfruttati da una bassa retribuzione, e a volte addirittura lasciati senza salario''. ''Chiediamo a Dio - prosegue il Patriarca - che renda loro giustizia, salute e il sostegno necessari perche' possano superare tutti questi disagi''.
Il pensiero del Patriarca va infine alle ''famiglie che, a causa della poverta' materiale o per altre ragioni, si sono separate per la partenza in Italia di uno dei genitori o di entrambi lasciando i bambini ai nonni e ai parenti in Romania''.
''Stiamo pregando Dio affinche' aiuti le persone in questa situazione perche' possano vedere la propria famiglia riunita il piu' presto possibile''. Il Patriarca chiude la Lettera annunciando che il Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Rumena ha deciso di celebrare nella domenica successiva alla festa del 15 agosto, la ''Domenica dei migranti romeni''.
asp/sam/rob
luni, martie 23, 2009
Grapheina
Molto interessante anche il portfolio artistico dell'autore.
"Lo zingaro padano" - versi inediti per tempi bui
Grazie, Catalina!
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di Catalina CURCEANU
Sono rumeno, sono italiano
sono...uno zingaro padano
Sono un ebreo, sono un errante
sono....un figlio di Dante
Sono un magrebino
sono un albino
Sono un argentino, con un nonno triestino
Sono un inglese
sono...un lord cinese
Sono un africano, moderno e...arcano
Sono un...marziano?
sâmbătă, martie 21, 2009
La presunzione di colpevolezza
Ormai è fatta. Nell'immaginario collettivo, ROMENO è diventato sinonimo di "possibile delinquente".
Guardate questa "lettera aperta al popolo romeno", pubblicata dal Messaggero:
"Vorrei che per un momento solo vi mettiate nei nostri panni per capire la nostra attuale situazione emotiva: c'è stata un'escalation di stupri e violenze, compiute si anche da italiani, ma converrete che negli ultimi anni molti elementi della vostra nazionalità si sono macchiati di reati atroci, io sinceramente non conosco a fondo la vostra cultura, ma qui in Italia la violenza sessuale è un reato infamante, anche tra la stessa criminalità locale, infatti, nelle carceri si rischia il linciaggio per certi comportamenti.
Io spero tanto nel lieto fine ma ho paura che con l'aggravarsi della crisi economica e del malcontento popolare, il popolo rumeno potrebbe finire (come già successo) nel mirino di squadristi organizzati.
Iniziate collaborando attivamente con la giustizia e isolate i cattivi elementi presenti tra la vostra gente, ricordate inoltre che qui in Italia siete ospiti e i vincoli europei non saranno per sempre il vostro ombrello salvavita."
Fabrizio Vinci
(20 marzo 2009)
Le parole sembrano piene di ragionevolezza e appello a pacifica convivenza?
Ecco invece come ho "tradotto" io questa lettera:
"Vorrei che per un momento solo vi mettiate nei nostri panni per capire la nostra attuale situazione emotiva": MINACCIA: Vi voglio fare capire che abbiamo una grande rabbia contro voi, romeni.
C'è stata un'escalation di stupri e violenze, compiute si anche da italiani, ma converrete che nell'ultimo anni molti elementi della vostra nazionalità si sono macchiati di reati atroci": RAZZISMO: "Anche se alcuni italiani hanno commesso stupri e violenze, quei crimini commessi dai romeni sono più numerosi e più atroci"
"Io sinceramente non conosco a fondo la vostra cultura, ma qui in Italia la violenza sessuale è un reato infamante, anche tra la stessa criminalità locale, infatti, nelle carceri si rischia il linciaggio per certi comportamenti"- INSULTO: Non conosco la vostra cultura, ma sembra che siete un popolo poco civile, visto che per voi lo stupro non sembri un reato infamante come qui, da noi, campioni di civiltà.
"Io spero tanto nel lieto fine ma ho paura che con l'aggravarsi della crisi economica e del malcontento popolare, il popolo rumeno potrebbe finire (come già successo) nel mirino di squadristi organizzati"- MINACCIA: State attenti, perché già siete nel mirino, la gente avrebbe pure ragione a vendicarsi su tutti i voi
"Iniziate collaborando attivamente con la giustizia e isolate i cattivi elementi presenti tra la vostra gente, ricordate inoltre che qui in Italia siete ospiti e i vincoli europei non saranno per sempre il vostro ombrello salvavita"- MINACCIA: Siete tutti colpevoli, visto che non sapete denunciare e isolare i criminali, non meritate di essere cittadini europei, l'unico motivo per il quale non vi cacciamo è il fatto che siamo legati da vincoli europei.
Mi chiedo come mai si continua a dare spazio su quotidiani nazionali a questo tipo di messaggi nemmeno troppo subliminali. E mi chiedo perché NESSUNO SEMBRA DI ACCORGERSI che cresce il clima d’intolleranza verso i romeni, che s’incoraggia il diffondersi di certi stereotipi.
APPROFFONDIMENTI:
Messaggio subliminale (dal latino sub, sotto, e limen, soglia, in riferimento al confine del pensiero conscio) è un termine mutuato dal linguaggio della pubblicità ma che - in psicologia - si riferisce ad un'informazione che il cervello di una persona assimilerebbe a livello inconscio. Può essere trasmesso attraverso scritte, suoni o immagini che trattano un qualsiasi argomento che nasconde al suo interno - come in un codice cifrato - ulteriori frasi o immagini avulse dal contesto iniziale che rimarrebbero inconsapevolmente nella memoria dell'osservatore.Ed ecco la risposta dell'autore della lettera, sul forum del Messaggero:
Al fine di chiarire qualunque malinteso, non c'era nessun messaggio subliminale nel mio post pubblicato nella home-page Messaggero il 20 Marzo scorso: "Lettera aperta al popolo Rumeno", come invece sostenuto dalla giornalista Miruna Cajvaneanu nel suo blog "Italo Romeno". Il mio articolo scattava semplicemente una fotografia degli umori del popolo italico; è palese che se nei media italiani vengono messe in particolare risalto le malefatte compiute da Rumeni, è una conseguenza che alcune "bestie" nostrane compiano atti di xenofobia che io condanno senza mezzi termini.
Sono amareggiato ma le statistiche mettono comunque in luce dalla Romania arrivano parecchi "giovani esuberanti": questo è un dato su cui le nostre comunità devono confrontarsi senza stereotipi. Analizzare insieme la radice del problema e non difendersi ad oltranza e gridare "al razzista", suona più questo come un messaggio subliminale.
Fabrizio Vinci, messina@canada.com
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=51453&sez=HOME_MAIL
http://miruna7.blogspot.com/2009/03/la-presunzione-di-colpevolezza.html
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Non c'era un messaggio subliminale, in fatti, avevo ....sopravalutato la lettera.
joi, martie 19, 2009
marți, martie 17, 2009
La "dolce vita" di Roma
No, non è il titolo di un film degli anni '60. Nè '70, o '80.
E' il titolo di un articolo della prestigiosa sezione di TRAVEL della CNN, per il mese di marzo 2009 lo potete consultare QUI. I lettori sono invitati a visitare la capitale, "perchè la primavera è uno dei momenti più belli per farlo". Ed ecco che segue una guida ai monumenti storici, ai ristoranti, il tutto condimentato con dettagli su dove andare per mangiare la vera pizza italiana o dove prendere un caffè in puro stile italiano, "in piedi al bar".
Non ci posso credere..ma come, Roma non era la città dei mostri, la città "diventata la più insicura al mondo, dopo l'arrivo dei romeni", come dichiarava non molto tempo fa l'ex sindaco Veltroni, con un tono apocalittico?
Come, alla CNN non hanno già messo Roma sulla lista nera dei posti off-limits per i turisti, magari poco sopra Kabul o Baghdad?
A chi credere, quando i giornali italiani presentano scenari di una capitale sempre sotto emergenza criminalità, quando i politici invocano l'intervento immediato dei militari e l'aiuto dei cittadini "esasperati", desiderosi di "prendere in mano la situazione" e arruolarsi nelle ronde?
Al comune c'è chi gode: la notizia dell'articolo della CNN viene riportata nell'homepage. E così si apprende un'altra notizia. Roma ha ricevuto nel 2009 un premio di eccellenza: la BIT Award 2009. Il vice-sindaco dichiara amore eterno alla capitale: "Roma, metropoli sognata e desiderata".
La domanda è : chi spiegherà ai romani, bombardati da notizie di continua emergenza, convinti che in ogni romeno si può nascondere un criminale, chi spiegherà loro alla fin fine, che Roma è proprio una bella città - non meno o più sicura delle altre metropoli europeee?
luni, martie 16, 2009
Cari romeni, denunciate!
Poi ci sono stati quelli che, in un'ottica per così dire accondiscendente, hanno lanciato un appello a tutti i conazionali presenti in Italia: "Denunciate! Invitiamo i connazionali a denunciare i romeni che delinquono!"
Io stessa, prima di entrare in uno studio tv, mi sono sentita dire: "Perchè voi, romeni onesti, non cercate di isolare "le mele marce", magari denunciando questi soggetti?"
E' questo il comportamento che sembra attirare tutti i consensi, mediatici o no. Un atteggiamento che sembra l'ammissione di una colpa, un pentimento, la volontà di compensare uno sbaglio commesso.
Faccio una premessa: qualsiasi persona che è a conoscenza di un reato grave potrebbe e in alcuni casi dovrebbe denunciare il fatto ( lo dice il Codice di Procedura Penale: Art.333 Denuncia da parte di privati 1. Ogni persona che ha notizia di un reato perseguibile di ufficio può farne denuncia. La legge determina i casi in cui la denuncia è obbligatoria (364 c.p.).
Mi ricordo i tempi passati, quando, prima del 1989 in Romania, metà della popolazione spiava l'altra metà, cercando "i nemici del popolo". Ti obbligavano a farlo, quelli della Securitate, e non c'era scelta. Eccoci 20 anni dopo, a cercare i nuovi "nemici del popolo", i nuovi mostri.
E' vero poi: tanti di noi siamo a conoscenza di reati che non denunciamo. Ma non sono dei reati di "prima pagina". Ecco alcuni casi: Silviu G. lavora in nero su un cantiere- non ha contratto, viene pagato la metà degli altri colleghi in regola; Gabriel C. lavora come cuoco in un noto ristorante al centro, da 3 anni, senza contratto; Elena P.- fa le pulizie per cinque famiglie, nessuna lo ha messa in regola, ha una bambina, G. di 6 anni per la quale non può richiedere assitenza sanitaria, in quanto non può dimostrare un reddito, paga l'affitto in nero, il padrone di casa dice di essere un commissario della Finanza e le dice che non può farle un contratto d'affitto. Marinela O., 54 anni, lavora come badante di un signore di 81 anni. Da un anno, questo signore la sottopone a delle molestie, minacciandola di mandarla via se dice qualcosa a qualcuno.
Di reati come questi ce ne sono a migliaia. Quasi nessuno li denuncia. Vogliamo fare appello ai nostri connazionali di denunciare i reati? Ebbene sì, facciamolo questo appello.
Denunciate!
duminică, martie 15, 2009
Video Caffarella: Ecco "Il monco", principale sospettato per lo stupro di San Valentino
IMMAGINI INEDITE in ITALIA: Ecco Ciprian Cihoschi, 22 anni, principale sospettato nel caso dello stupro della Caffarella. Si trova in Romania, nel suo villaggio a Strahotin (Dangeni).Tutti parlano di lui in Italia, dopo che la prova del DNA ha scaggionato Loyos e Racz.
Cihoschi dice nel video che il 14 febbraio era in Romania, e come prova mostra il biglietto del pullman- data: 7 febbraio.
Aggiunge che è stato interrogato il 9 marzo da alcuni poliziotti italiani, che hanno prelevato un campione di saliva per il test del DNA. Lui si dichiara innocente, dicendo di aver accettao volentieri il prelievo di saliva, sicuro che la prova del DNA lo scaggionerebbe.
sâmbătă, martie 14, 2009
Vizi e virtù- romeni e italiani a confronto, intervista con Catalina Curceanu
Catalina Curceanu, ricercatrice romena in Italia: “I Media italiani hanno manipolato l'opinione pubblica”
Intervista realizzata da Miruna Cajvaneanu
Roma, 12 marzo 2009
Catalina Curceanu è una donna in grado di parlare di arte e fisica nucleare con una rara passione. Lo abbiamo conosciuta quando è intervenuta recentemente a Porta a Porta, in una puntata sui romeni. È uscita dal suo mondo fatto di esperimenti nucleari per mostrare all'Italia che i rumeni non sono quelli presentati sulle prime pagine dei quotidiani come criminali e stupratori.
Catalina,come tanti conazionali in Italia, è rimasta sconvolta dal clima d’intolleranza che alcuni manifestano versi i Romeni. E, visto il modo in cui la nostra immagine è presentata, in primo luogo dalla televisione italiana, ha deciso che, in un certo senso, deve intervenire.
Rep.: Perché avete deciso di intervenire, per di più in una trasmissione tv?
Catalina Curceanu: Tutto è iniziato nel mese di febbraio, quando ho seguito una puntata di Porta a Porta, venivano presentati alcune statistiche sulla criminalità degli immigrati; i romeni sono stati presentati esclusivamente alla luce di quelle statistiche. Il giorno dopo ho scritto un e-mail al moderatore, Bruno Vespa, dicendogli che lui, che si proclama un “paladino della par condicio”, dovrebbe dare più spazio a quelle centinaia di migliaia di rumeni che rappresentano la parte positiva della comunità. Dopo alcuni giorni, sono stata contattata dalla redazione e sono stata invitata a partecipare dal pubblico alla prossima puntata sui romeni. Per essere onesta, mi aspettavo di assistere a una puntata con più spazio per discutere le cause del fenomeno, e per parlare di più di quei romeni che si sono integrati in Italia. Nei pochi minuti in cui ho avuto il microfono, ho chiesto ai giornalisti di presentare anche i romeni che lavorano qui in settori di eccellenza e contribuiscono anche alla promozione della scienza "made in Italy".
"L'Italia non incoraggia l’arrivo degli stranieri altamente qualificati"
Rep: Se avesse avuto più di due minuti che altro avrebbe detto pubblico italiano?
CC: Avrei chiesto perché in Italia non sono incoraggiate a venire le persone con qualifiche elevate, come accade con gli altri paesi d’immigrazione, per esempio gli Stati Uniti o in Canada. Gli italiani si lamentano del fatto che la maggior parte degli immigrati venuti qui non sono qualificati. Ma sono loro, in primo luogo, al livello istituzionale, a investire poco nella ricerca, per esempio, a causa dell’instabilità politica.
Non si tratta solo di pochi investimenti, ma gli stranieri con elevate competenze che vogliono vivere in Italia, sono palesemente scoraggiati dal sistema e la burocrazia italiana. Ho un collega giapponese che ha una borsa di studio post-dottorale presso il nostro Istituto, non riesce a portare qui la sua famiglia a causa degli ostacoli burocratici. Gli italiani non riescono a rendersi conto che essi sono i primi a perdere con questa "chiusura".
Rep: Ma lei ha scelto di continuare la sua ricerca qui…
CC: Ho ricevuto offerte di lavoro da altri istituti di ricerca all'estero, per esempio dal Canada e Giappone. In Italia, gli stipendi sono compresi tra i 1500 ei 2500 euro in questo campo della ricerca. In altri paesi, nello stesso settore, si guadagna anche il doppio. Ma qui, presso l'Istituto di Frascati, mi sento veramente bene e non cambiare mai il mio posto di lavoro. E’ vero, all’inizio è stato difficile, ogni anno, ha dovuto chiedere il rinnovo di un permesso di soggiorno, è stato un continuo stress. Ma sono stata sempre sostenuta e aiutata dai colleghi dell'Istituto.
Rep: Lei coordina una squadra della quale fanno parte altri quattro ricercatori romeni. Ci sono differenze tra i due sistemi d’istruzione e di ricerca, quello italiano e quello rumeno?
CC: Fino al 1992, quando ho lasciato la Romania, il sistema educativo nel nostro paese è stato molto buono, in particolare nel campo delle scienze esatte. Purtroppo, la media è scesa negli ultimi anni, fatto che mi è stato confermato da mia sorella, che insegna fisica in un istituto superiore in Romania. Non necessariamente la colpa è dell’'università, ma del sistema pre-universitario. Gli studenti arrivano all’università con mancanze dalla scuola. Anche l'Italia ha molti problemi, qui in genere si ottengono risultati migliori in materie umanistiche, a differenza di noi, Romeni, che abbiamo risultati migliori nelle scienze essatte.
Rep: Il Laboratorio Nazionale di Frascati è uno dei più importanti in Europa. E 'il merito anche del team rumeno team guidato da lei?
CC: Abbiamo ottenuto dei buoni risultati, in particolare nei settori d'avanguardia, anche se non vi sono fondi sufficienti.
"Media italiani per manipolare l'opinione pubblica"
Rep: Ritornando alla comunità romena in Italia. Che cosa è accaduto con i Romeni nella Penisola?
CC: A mio parere, parte della stampa ha distorto i fatti e manipolato l'opinione pubblica, per distrarre l'attenzione dai problemi reali del paese, come la crisi economica e l'aumento della disoccupazione. E la manipolazione ha dato dei risultati creando una doppia mania, quella degli italiani che hanno paura dei romani e dei rumeni che hanno paura degli italiani, e commettono i loro errori. Purtroppo, l'ignoranza è il terreno più fertile per qualsiasi manipolazione. Inoltre, non ho sempre fiducia nei sondaggi mostrati dalla stampa, vi è una tendenza, da entrambi i lati, di portare le cose negative a livello macroscopico, allora la gente è continuamente bombardata con messaggi negativi. Così, l'odio porta odio e si assiste a un’escalation di violenza che deve essere interrotta. Pertanto, devono essere presentati anche gli aspetti positivi della realtà, aspetti alla portata di tutti.
Rep: A che cosa si riferisce quando parla di un comportamento sbagliato dei Romeni?
CC: E’ sufficiente passare davanti alla stazione Termini di Roma, per vedere tutti i tipi di persone ignoranti e spesse maleducate, che si occupano di accattonaggio tutto il giorno, spesso con un comportamento aggressivo. Chiunque si rende conto che quelli non sono venuti in Italia con uno scopo, per guadagnarsi da vivere onestamente. Purtroppo, il loro numero è aumentato notevolmente negli ultimi tempi.
Rep.: Alcuni politici italiani sostengono che, per fermare il flusso migratorio, dovrebbe essere rivista la libera circolazione dei rumeni. È d'accordo?
CC: Affatto. La soluzione è che gli italiani applichino la legge con rigore. Chi ha violato la legge, dovrebbe anche eseguire la pena prevista.
Rep: Dopo 17 anni di permanenza in Italia, dove si considera “a casa”?
CC: Mi sento un cittadino del mondo, ho vissuto in Romania, Italia e Svizzera, a Ginevra.
Rep.: Che cosa particolarmente apprezza nei due paesi, Italia e Romania?
CC: Dell'Italia, la letteratura, la cucina e alcune caratteristiche degli italiani, che prendono la vita con più spensieratezza e sono più disponibili. Dalla Romania, una dose di umorismo che ci caratterizza. In tutto, ci assomigliano molto con gli italiani, abbiamo una matrice comune. Dico sempre che abbiamo qualità diverse, ma gli stessi difetti.
Rep: Per esempio?
C Come gli italiani ci lasciamo a volte in un dolce far niente, ci mettiamo a lavorare sodo quando è davvero necessario. Poi abbiamo l'originale inventività di salvarci da situazioni negative. Purtroppo, stiamo spesso troppo a guardare “nel cortile del vicino”, invece di occuparci del nostro.
Rep: Saremo in grado di convivere, con tutti i nostri difetti e qualità?
CC Certamente, non abbiamo altra scelta. Il futuro è il vivere insieme. Ma la convivenza deve essere cercata e voluta da entrambe le parti, perché siamo tutti responsabili se le cose stanno degenerando. Credo che una cosa fondamentale sia l'istruzione di ciascuno, soprattutto il senso civico. Voglio dire l'idea di accettare l'altro, anche se è più povero, o meno intelligente di te. L'indifferenza e l'egoismo di entrambe le parti, possono danneggiare la convivenza. Ci vuole più empatia, più comunicazione. Perché il "cattivo" e il "buono" esistono da entrambe le parti. E forse sarebbe meglio che, invece di "io", "voi" - "noi", " iniziassimo a usare "noi", perché dopo tutto, viviamo nella stessa "casa".
Catalina Curceanu, 43 anni, è primo ricercatore all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN). Originaria di Sfantu Gheorghe- Brasov (Romania), ha studiato fisica a Bucarest, e poi si è specializzata in Svizzera con una tesi di dottorato collaborando al progetto Obelix. Attualmente coordina due progetti di avanguardia in fisica nucleare, i progetti DEAR e SHiDDHARTA, ed è responsabile di JRA10 – un progetto per la cooperazione scientifica nella UE.
miercuri, martie 11, 2009
Chi semina odio...
Ritornando alla trasmissione di ieri e a una delle invitate... rare volte ho visto negli occhi di una donna così poca umanità, così poca coerenza. Ho ancora presente nella mente il suo sguardo, quando sullo schermo era presentato un dato inquietante nel modo più assoluto: il 64% degli italiani considera i romeni "poco" e "per nulla simpatici"- un altro modo per dire "antipatici". In quel momento ho visto il viso di quella donna rilassarsi, il sorriso diventare largo, gli occhi brillare. No, lei non vedeva i sintomi di un disagio sociale, lei probabilmente convertiva già quelle percentuali in voti, e godeva. “Hanno ragione gli italiani a pensarla così, i romeni raccolgono quello che hanno seminato".
Le sue parole mi sembrano il prologo di un libro da due soldi, di propaganda estremista. Tempi lontani quelli, e ormai per fortuna condannati da tutti. Qualche mese fa, la notizia di una scritta contro gli ebrei su un muro di Roma. Tutto il mondo politico si mise in moto, condanne pubbliche, immediata cancellazione dell'insulto. Non è accaduto lo stesso per le decine d’iscrizioni anti-romeni -spuntati come funghi dopo la pioggia- sui muri di tante città italiane. Le scritte contro i romeni rimangono quasi sempre lì, impresse sui muri, per testimoniare uno stato generale di paura e qualche volte di odio. Forse dovrà passare una generazione prima di essere percepite come offensive e condannate pubblicamente.
Ma quello che più mi ha colpito durante quelle due ore di dibattito, è stato il fatto che le parole di quella donna abbiano trovato terreno fertile in una trasmissione di alta "audience", che quello che avrebbe dovuto essere un moderatore, ha lasciato andare liberamente nell’etere quelle dichiarazioni. E mi rendo conto che queste prese di posizione non sono singolari e non sono condannate in unanimità, e non mi aspetto dall'opinione pubblica, ma dallo stesso sistema istituzionale.
Lasciar crescere e dar spazio a tali pensieri è preoccupante, non direttamente per le vittime, ma per l'intero organismo, sano, della società.
Al di là delle polemiche di salotto, dei casi di cronaca pescati nella realtà quotidiana, al di là di Mailat e Racz, mi chiedo con grande serietà e tristezza se questo non è un primo sintomo di una vera malattia sociale: quella di trovare i responsabili del proprio male nell'ESTRANEO.
Forse, nella sciagura del momento, da una spensierata cittadina europea, inizio a sentirmi sempre di più, una persona non grata: una romena giusta nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.