Ecco alcune mie considerazioni e pensieri, due ore prima della chiusura ufficiale della campagna elettorale per le elezioni europee.
Non è un elenco esaustivo, forse non è nemmeno imparziale. Tanta amarezza, delusione, forse anche un po’ di rabbia, vedendo il comportamento dei politici e sentendo le varie dichiarazioni in tema di immigrazione e in particolare sui romeni. E alla fine, un filo di speranza
1- PDL- Silvio Berlusconi ha detto “no all’Italia multietnica”, in piena campagna elettorale.
2- Forza Nuova- “Sospensione dello Spazio Schengen, 250.000 romeni tra i quali moltissimi rom sono troppi” (TG5 delle 20,00- 5 giugno)
3- La Lega Nord ha posto con successo il veto alla candidatura di un romeno o di uno straniero sulle liste di destra a Padova per le amministrative (l’ho saputo questa mattina). Stessa storia, risultato diverso, per un esponente dell’AN a Marcellina
4- Il Partito Radicale ha fatto una campagna sostenuta PER il voto dei cittadini comunitari alle elezioni europee. Ma ha taciuto sul diritto dei comunitari di essere candidati. Quindi, non ha riservato nessun posto sulle proprie liste, nemmeno uno simbolico, a un cittadino comunitario.
5- Il PD ha sempre sostenuto di difendere i diritti degli immigrati. Ma il primo parlamentare di colore nel Parlamento italiano, J.L. Touadi, non ha saputo rispondere alla mia domanda sul numero di candidati romeni alle amministrative, sulle liste del PD.
6- UDC- Tiziano Motti è stato il primo candidato alle Europee che si è fatto campagna elettorale in romeno sui giornali della comunità
7- La Sinistra Arcobaleno sceglie di sostenere la rappresentanza di una minoranza, quella dei rom, con la candidatura dell’attrice Dijana Pavlovic (italiana dal 1999). Una sfida, più che un programma d’integrazione della maggioranza degli immigrati
Eppure
8- Quasi 30.000 romeni (28.467) si sono iscritti sulle liste elettorali aggiunte per dare il loro voto a dei candidati italiani. Senza contare i cittadini romeni che hanno la doppia cittadinanza.
30.000 sono pochi paragonati ai più di 800.000 residenti romeni. Magari i romeni non sono ancora pronti per la politica italiana. Ma di sicuro, come si è visto, la politica italiana non è pronta per i nuovi elettori.
Comunque, come diceva il filosofo cinese, un viaggio di mille miglia inizia con il primo passo . E il primo passo è andare a votare il 6 e il 7 giugno.
7 comentarii:
Che caspita vuol dire:
- La Sinistra Arcobaleno sceglie di sostenere la rappresentanza di una minoranza, quella dei rom, con la candidatura dell’attrice Dijana Pavlovic (italiana dal 1999). Una sfida, più che un programma d’integrazione della maggioranza degli immigrati - ?
Premesso che Dijana è candidata con i comunisti (e la sinistra arcobaleno non esiste più) ...
la tua frase è quantomeno ambigua ... continuo a vedere l'antigitanismo, così diffuso in Romania, nelle tue parole (e lo considero una vergogna, come considero una vergogna la discriminazione storica e recente della comunità Rom nel tuo paese) ... non c'è nessuna sfida nella candidatura della Pavlovic ... c'è il lavoro politico individuale di Dijana e quello faticoso e collettivo della Federazione Rom e Sinti Insieme ... c'è una raccomandazione europea sulla rappresentanza della minoranza Rom e Sinti (ne ho parlato sul mio blog).
Quando imparerai che la difesa dei diritti è la difesa di TUTTI i diritti sarà sempre troppo tardi.
Pretendere di difendere i diritti della comunità rumena attaccando sistematicamente le minoranze rom e sinti, rumene, ex-yugoslave, italiane è una follia.
La presenza degli immigrati è bassa in tutte le liste ... e su questo siamo d'accordo ... ma non è criticando uno dei pochissimi militanti di battaglie antixenofobe, parlo di Dijana, che si difendono i diritti della comunità rumena.
Dijana, tra le altre, cose si è battuta in maniera appassionata nella difesa dei cittadini rumeni discriminati in patria ed in Italia.
Ti dico invece che da osservatore, che si è tante volte battuto contro la xenofobia antirumena in Italia (ed il mio blog ne è una prova), che la comunità rumena in Italia ha un ritardo politico di cui si deve assumere le proprie responsabilità.
Avendo dalla sua, a differenza di tutte le altre comunità migranti, tutti gli strumenti politici per potersi ricavare i propri spazi di rappresentanza non ha saputo e non ha voluto, se non in minima parte, farlo.
Il diritto di voto, la possibilità di esprimere delle posizioni politiche li avete, non siete sotto il ricatto delle nostre infami leggi xenofobe, il ritardo nel cercare degli spazzi politici è a mio avviso una mancanza diffusa di senso civico.
E' a mio avviso lo specchio di una mentalità generalizzata e piccolo borghese del tessuto sociologico della immigrazione rumena.
La fuga dal voto è un indicatore evidente di un atteggiamento prevalentemente opportunista che non cerca l'integrazione (io odio il termine integrazione ma lo hai usato tu) ma punta all'assimilazione ed all'omologazione sociale.
Sono in parte d'accordo con quello che hai detto, soprattutto con la cultura politica della comunità; ma non sono d'accordo con la mancanza del senso civico così come lo hai illustrato tu. Come ben sai, questo senso civico è stato mutilato da un regime per 45 anni, e qui possiamo iniziare un discorso lunghissimo. D'accordo, non è la sinistra arcobaleno, è una formazione dei comunisti. Ho saputo della candidatura di D. Pavlovic proprio dal tuo blog. Non è che sono contraria alla sua candidatura, al contrario, spero davvero che vinca, tra tutti gli altri, per poter diffendere i diritti dei rom a Bruxelles. Dico solo che magari avrebbero potuto candidare (ANCHE) un romeno, per rappresentare la più numerosa comunità. Quanti sono i rom discriminati? 70.000? e i romeni discriminati? un milione? Alla fin fine, non ha nemmeno importanza, solo che mi è sembrata forzata la sua candidatura, come quella di Souad Sbai per Forza Italia. Entrambe cittadine italiane ormai. Ho cercato il programma o il sito di Diana Pavlovic, per vedere le soluzioni concrete che lei propone, ma non l'ho trovato. Per quanto riguarda il termine "integrazione", lo detesto anche io, in quel senso che oggi tutti lo usano, ma dovevo essere breve e chiara.
Ah!...Dici "Quando imparerai che la difesa dei diritti è la difesa di TUTTI i diritti sarà sempre troppo tardi.".. be questo tono da professore "onnisciente" non mi piace, se me lo consenti. C'è una scala di "diritti", alla quale corrisponde una scala dei doveri. Quando parliamo di società dove "sono rispettati tutti i diritti". siamo nell'Utopia, o peggio.
Attenta a questa equazione diritti / doveri.
E' una equazione strumentalmente utilizzata per dare un substrato pretestuosamente giuridico alla discriminazione.
In una società civile, una che si fondi sulla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e non su arcaiche "leggi del taglione", non esiste una subordinazione meccanicistica dei diritti ai doveri.
La persona umana ha diritti ED ha doveri.
Se sostituisci alla congiunzione "e" un "SE" cadi in un diritto barbarico.
In più i doveri sono qualcosa che essenzialmente rappresenta il rapporto squisitamente INDIVIDUALE della soggettività di ogni SINGOLA persona nei confronti della società; e rappresentano essenzialmente il riconoscimento del limite della libertà individuale alla soglia del rispetto dei DIRITTI altrui, individuali e collettivi.
I diritti invece sono un attributo inalienabile all'oggettività della persona umana.
In altre parole ... la RESPONSABILITA' PENALE è qualcosa di strettamente personale.
Ogni qual volta condizioni i diritti di una collettività ai doveri di singole persone stai creando i presupposti per una società totalitaria, razzista, fascista ... altro che utopia.
Ti dico di più, anche nei confronti del singolo, in una legislazione che rispetta i diritti dell'uomo, in un diritto laico, non c'è subordinazione tra diritti e doveri ...
mentre c'è una scala di valori tra i diritti individuali e diritti collettivi.
Non sto a spiegarti che su queste basi, ad esempio, si basa la battaglia contro la pena di morte ... ma ti potrei fare cento esempi.
Poi c'è un altro aspetto che è quello che attiene alla valutazione del contesto sociologico che motiva i comportamenti.
Tu stessa utilizzi questo concetto per giustificare, a venti anni dalla caduta del regime di Ceauşescu, l'attitudine democratica dei Rumeni.
Nel caso della diffusa "devianza" tra le comunità rom si dimentica veramente troppo spesso che questa devianza è riscontrabile a tutte le latitudini e longitudini ed in tutte le culture negli strati di popolazione soggetti all'emarginazione.
Devianze identiche erano presenti nell'Italia del dopoguerra tra la popolazione baraccata delle borgate romane, o oggi nelle aree di emarginazione di Palermo o Napoli.
Gli emarginati hanno comportamenti da emarginati perché spinti fuori dalla società indipendentemente dalla cultura, dalla nazionalità o dall'etnia di appartenenza.
Se l'emarginazione NON costituisce, se non marginalmente ed in modo definito dal diritto, un alibi per l'individuo per fuggire dal dovere e dalla responsabilità individuale ... non bisogna mai dimenticare:
-- che c'è UN DOVERE collettivo e sociale di tutti ed in particolare delle società Maggioritarie di rimuovere tutte le cause e le condizioni di emarginazione
-- che è un DIRITTO inalienabile delle società minoritarie ottenere tutto il supporto per rimuovere ogni forma di discriminazione.
-- che la collettività minoritaria ha il dovere MORALE, se le oggettive cause di discriminazione sono rimosse, di cercare tutte le strade per auto promuovere e spingere l'uscita dall'emarginazione ma questo dovere è subordinato al dovere di salvaguardare la specificità culturale e che MAI una cultura maggioritaria può chiedere ad una minoritaria l'omologazione e l'assimilazione.
Su questo Dijana e la Federazione Rom e Sinti si stanno battendo in maniera estremamente determinata.
http://temi.repubblica.it/metropoli-online/europee-al-voto-in-italia-appena-duemila-romeni/
... risultato molto deludente ...
Lo so, mi dispiace. Mi dispiace anche per Dijana, credi o no, avrei voluto che vincesse.
ti credo :)
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