joi, februarie 26, 2009

"Razzisti con i romeni?" lettera aperta a Enzo Bettiza- La Stampa

Carissimo collega Enzo Bettiza,

ho letto con grande interesse il suo laborioso editoriale del 25 febbraio, intitolato "Razzisti con i romeni?". Alla sua domanda, un pò provocatoria, ha provato a rispondere, portando argomenti storici e culturali e spiegazioni più o meno statistiche. Lei dichiara di sentirsi addirittura offeso dall'accusa di "romenofobia" che un politico romeno (ahimè, anche lui in cerca di consensi e capitale elettorale), ha avanzato verso l'Italia.

Sì, la ringrazio in nome dei miei connazionali per aver citato alcuni degli scrittori romeni riconosciuti e apprezzati in Francia, come Ionescu, Eliade o Cioran. Qui, in Italia forse non vale la pena citarli senza aggiungere una nota con un asterisco con scritto "scrittori romeni"; prima si dovrebbe far conoscere meglio Dante e Shakespeare, e mi viene da chiedere se non sia proprio questo il motivo per il quale Cioran e Ionescu abbiano trovato terreno fertile e accogliente proprio nelle terre galliche invece che quelle romane.

Eppure, dietro l'esibizione delle sue doti dialettiche e culturali e pacifiste si nasconde proprio quello che lei cerca di combattere: un po’ di "romenofobia". Che, tradotto, significherebbe non razzismo, ma pura e semplice "paura del romeno".

Ecco le sue parole: "...la più perniciosa piaga immigratoria di cui da un paio d’anni soffre l’Italia, dimostra per se stesso che né i governanti italiani né tanto meno quelli romeni possono più ignorare un problema divenuto ossessivo e, per tanti aspetti, spaventoso: lo stillicidio ininterrotto di crimini con stupro e ferocia spesso mortale perpetrati da cittadini romeni, crimini che, dopo lo scempio della signora Reggiani, sono purtroppo continuati senza esclusione di colpi e di scelta: coppie di fidanzati inermi, ragazze quattordicenni, ottuagenarie disabili".

Caro Enzo Bettiza, queste parole tutte ammassate lì, in poche righe: "piaga immigratoria", "soffre", "problema ossessivo", "spaventoso", "crimini ininterrotti con stupro e ferocia mortale", alle orecchie di uno psicologo manco troppo bravo sembrerebbero i sintomi di una FOBIA. Una Romenofobia, appunto.

Poi lei descrive quegli orribili delitti, di violenza, che tutti condanniamo, come esseri umani di là della razza o la cultura. E parlando di atrocità mi viene in mente il corpicino martoriato di un bimbo di quattro anni, e la sua madre, che la Corte ha giudicato colpevole di un delitto più cruente di tutti, infanticidio. Ripeto i GIUDICI, la Corte. Eppure quella madre, che dovrebbe essere chiamata assassina perché c'è una corte che ha emesso un verdetto, è stata invitata in televisione tante volte, per convincere l'italiano medio, l'Homo videns, con le sue lacrime, della sua innocenza.

Noi, giornalisti, quando si tratta di romeni- no. Noi abbiamo decretato la colpevolezza a prescindere, senza aspettare nemmeno che il giudice si mettesse la toga.

Anch’io mi chiedo, come lei, perché la Francia abbia espulso più romeni giudicati colpevoli dell’Italia. Fatto sta, fino alla prova contraria, che la Romania abbia accolto tutti quelli mandati dalla Francia, e tutti quelli mandati dall'Italia. Peccato che l'Italia abbia mandato meno di 100, in questa che sembra una gara tra paesi con diritti e doveri comuni. Paesi dell'Ue, appunto.

Caro Enzo, lei ha ragione quando ricorda quegli anni quando i nostri due paesi si trovavano ai confini uno del bene, l'altro del male, ognuno all'inizio di un suo cammino storico. Ma si potrebbe scoprire che non siamo poi così diversi. Come romena, spero di non arrivare a vivere i tempi delle sofferenze subite dagli italiani negli Stati Uniti, dove alla fine del '800 e l'inizio del '900 erano considerati un popolo di "violentatori e criminali" (per citare dall'ormai classico Marzio Barbagli) e dove avvenne il più spaventoso linciaggio di massa della storia americana: nove siciliani innocenti uccisi a New Orleans perché accusati di aver ammazzato un poliziotto americano. Di nuovo, peccato che il giudice abbia stabilito solo dopo la loro innocenza.

E perché lei cita, in un intero paragrafo, del e cifre, quelle della delinquenza romena, ecco solo un dato: in Italia non sono 10000 i delinquenti, come lei lascia intendere. Nelle carceri ne troviamo circa 2700, dei quali quasi mille condannati in via definitiva (fonte- Ministero della giustizia romeno). Su una popolazione di quasi un milione e 200 mila uomini e donne residenti, siamo allo 0,28%, molto di sotto ad altre comunità. Già, ma questo non fa notizia. E mi chiedo come mai si può (ancora) affermare, in uno spazio europeo libero, che il 40% dei latitanti romeni sia proprio in Italia? Se io fossi un latitante romeno, a quest'ora sarei già in Germania, perché mi cercano qui. E mi chiedo, come cittadina europea con pieni diritti e doveri: perché lo Stato che mi ospita fa così poco per combattere i criminali, quelli veri, che magari dirigono i grandi traffici di qualunque razza, religione o etnia?

E finalmente concordo con lei, caro collega: magari solo diventando cittadini europei con pieni diritti, senza frustrazioni storiche o sociali, potremmo combattere e vincere con serenità le nostre fobie.

29 de comentarii:

Anonim spunea...

Miruna am avut ceva idei preconcepute în ce priveşte calitatea ta de bun jurnalist.Pe lângă a fi o bună româncă eşti într-adevăr o bună jurnalistă .Un abraccio fraterno ,ti l'ho meriti :-)
c.adjudeanu

Redazione spunea...

Salut, Costel si multumesc pentru laude. Eu sunt de formatie "politolog", jurnalismul este o pasiune, si te asigur ca sunt departe de a fi perfecta, iar eu sunt primul meu critic! Multumesc

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