luni, ianuarie 25, 2010

Puglia- Romeni, lavoro in cambio di favori sessuali?

La denuncia di Don Geremia, su "La Stampa":

"Razzismo, no. Non ancora, almeno. Silenzio, vite separate. Altri caporali, con altre regole: «Qui usa chiedere ai braccianti romeni di poter usufruire delle grazie delle loro mogli». Cioè, don Geremia? «Sesso per assicurarsi la chiamata sui campi»...

In un articolo che uscirà domani sulla Gazeta Romaneasca, potrete leggere la storia dietro il reportage su "La Stampa": al contrario di quello affermato dal giornalista, Don Geremia parla di un buon livello d'integrazione della comunità romena ad Andria e di come sono state interpretate le sue parole .

Ho parlato a lungo con Don Geremia, che mi ha inoltrato, tra l'altro, la sua rettifica all'articolo uscito citato all'inizio, spedita alla redazione del giornale e rimasta fin'ora senza risposta.

Andria non è Rosarno: Andria e è una nuova città per l’ospitalità, l’accoglienza ma soprattutto per il coraggio di osare nuove politiche

In merito al reportage a firma di Niccolò Zancan dal titolo “ Andria, è qui la nuova Rosarno”, pubblicato su “La Stampa” il 24/01/2010, sono necessarie alcuni chiarimenti ed una rettifica da parte del sottoscritto, interpellato personalmente dal giornalista inviato ad Andria.

Pur ringraziando sentitamente dell’interessamento dimostrato dall’inviato per la nostra città attinta dal fenomeno immigrazione, devo però sottolineare che Andria non è Rosarno: Andria e è una nuova città per l’ospitalità, l’accoglienza ma soprattutto per il coraggio di osare nuove politiche di integrazione e di essere un’ottima mediatrice tra i poveri.
Per il ruolo che rivesto, in qualità di responsabile della Casa Accoglienza S.M. Goretti e dell’Ufficio Migrantes, ho l’obbligo di affermare che non esiste alcuna bomba sociale tra immigrati e residenti, come invece si afferma nell’articolo.

Non esiste caporalato o sfruttamento sessuale, se non in pochi casi ma non rivestono minimamente la maggioranza.
La casa accoglienza e l'ufficio Migrantes della Diocesi di Andria rappresentano allo stato un ottimo ed al momento solo ammortizzatore sociale, per tutto quello che riesce ad offrire a tutti, immigrati e residenti. All’uomo privo di ogni possibilità di una vita dignitosa va garantito l'essenziale e il necessario: curarsi, mangiare, lavarsi, assistenza, accoglienza, compagnia. Tutta la comunità andriese rende possibile ciò, ed è questo uno dei motivi per il quale non avvengono scontri in città.

Andria non è la nuova Rosarno per la buona e stretta collaborazione con le forze dell'ordine che garantiscono la legalità ed il rispetto della legge: buona la collaborazione con carabinieri, polizia di stato e polizia municipale.

Sento l’esigenza di comunicarvi nuovamente i dati relativi alla nostra esperienza di Casa Accoglienza:

1800 gli immigrati accolti in un solo ANNO cioè il 2009

2600 circa le prestazioni mediche del nostro ambulatorio

14000 docce

103 mila pasti con distribuzione di coperte, candele indumenti e quanto è necessario per vivere.

Volontari che 24h su 24 girano e sono attivi per tutte le emergenze e per tutti quanti chiedano il loro aiuto, dagli immigrati irregolari ai residenti.
L'amministrazione nella persona del Sindaco Vincenzo Zaccaro è molto attento e segue le attività le necessità della Casa e degli immigrati: è una persona che sa osare ma che soprattutto vuole prima conoscere la realtà della sua città.
I Cristiani di Andria, i cittadini tutti, la chiesa di Andria rappresentano una città nuova perché sa accogliere, sa comprendere e fa qualcosa per questi immigrati che sono uomini e donne come noi.
In questo scenario lamentiamo noi tutti l’assenza dello Stato, perché è evidente che tutto è affidato alla solidarietà, alla carità e all'amore di tanti come le forze dell'ordine, i volontari, la chiesa, i cittadini, le tv del territorio, i tanti giovani.


Andria non è Rosarno: Andria è una città nuova per il RISPETTO DELLA DIGNITA’ di ciascuno uomo che chiede aiuto.

È una città che accoglie, ama e compatisce e non teme l’allarme sociale.

Don Geremia Acri



Un comentariu:

Unknown spunea...

Unii dintre ei sunt transfugi. Altii au plecat legal. Unii cu viza; cei din urma n-au mai avut nevoie de viza. Multi dintre ei si-au lasat familiile in tara. Tin legatura cu cei ramasi acasa prin telefon sau prin internet.

Copiii lor acuza socul despartirii, dar nu indraznesc sa marturiseasca acest lucru. Pe dinauntrul sufletului apar rani care cu greu se cicatrizeaza. Privirile lor devin oteloase si reci. Se integreaza greu in colectivitate, iar unii abandoneaza scoala. Pe ei nu-i incalzeste cu nimic faptul ca parintii lor au plecat „dincolo” sa câstige bani. De ani de zile. Lacrimile si dorul lor nu fac toti banii din lume.

De trei ori pe an, stranierii se intorc acasa. De Pasti, de Craciun si in luna august. Isi ostoiesc dorul si se intorc inapoi. Cu banii câstigati isi construiesc case. Mari, cât mai mari. Pe care apoi nu mai pot sa le intretina. Sau isi mobileaza doar o camera, la parter; restul ramâne pustiu. Ca sufletele lor.

Cei care si-au dus familiile dincolo sunt bântuiti de gândul sa nu se mai intoarca. Chiar daca platesc chirii mari. S-au obisnuit cu traiul de-acolo, cu mirajul bunastarii. Cum sa vina ei inapoi la salariul minim pe economie? Ce conteaza daca toti banii care ii câstiga ii dau pe chirie, taxe si mâncare? La fel ca in tara.

In ultima vreme, putini reusesc sa agoniseasca ceva. Si chiar daca o fac, cu banii strânsi nu pot sa realizeze mare lucru in tara. Terenurile s-au scumpit exasperant. La fel si casele, si apartamentele. In unele zone, mai mult decât in Occident. Dar uita ca tot ei sunt cei care au impus acest ritm nebun de crestere a preturilor pe piata imobiliara, prin investitiile din ultimii 18 ani.

Prea putini dintre ei se gândesc sa inceapa o afacere in România, care le-ar asigura un trai decent. Prefera sa ramâna palmasi si sa lucreze pentru straini. Nu se prea gândesc ce vor face la vârsta pensionarii. Nici daca vor primi pensie nu se gândesc. Nu realizeaza ca, dupa ce li se vor slei puterile, strainii nu vor mai avea nevoie de ei. Vor importa alti stranieri, in puterea vârstei.

Cei mai multi invoca, pe buna dreptate, conditiile precare din România: salarii mici, servicii deficitare, infrastructura proasta, preturi mari. Dar statul e multumit, caci economiile lor injecteaza bugetul, an de an, cu miliarde de euro. Cei tineri se intorc infatuati acasa, de sarbatori, ca in tara nimanui. Ce respectau acolo, ignora aici. Conduc masini scumpe si isi imagineaza ca toata lumea e a lor. Daca sunt luati la rost de oamenii legii, devin violenti si nu inteleg de ce trebuie sa dea socoteala, ca doar ei sunt stranieri si au venit in tara cu euroi. Sunt tristi si saraci. Banii lor nu ii fac bogati, nici veseli. Acestia sunt stranierii.
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