Il successo mattone dopo mattone
Chivu e Mutu sono i romeni più popolari nel nostro paese, campioni di calcio. Però sono tanti i loro connazionali 'senza nome' che 'ce l'hanno fatta'. Come Iulian Frincu, classe '72, clandestino a Torino nel '95. Perito elettronico, clandestino, muratore, dormiva nelle chiese spostandosi in Veneto. Oggi guida un gruppo di costruzioni con 150 dipendenti e un fatturato annuo di 11 milioni di euro. La sua è una delle 20.444 ditte individuali romene attive in Italia (76 per cento in edilizia).
Anche Gheorghita Mihoc, 37 anni, ha avuto inizi difficili. In Italia dal '97, come clandestino. Operaio in nero nel settore edilizio, ora è un 'padroncino' con otto dipendenti, sei romeni, un italiano e uno del Bangladesh. È presidente dell'Associazione piccoli imprenditori romeni. Iulian Manta, venuto con un visto turistico nel '98, è stato manovale e operaio in fabbriche di ceramica e di vetro: nei primi tempi senza paga, solo vitto e alloggio. Ha lavorato anche all'Auditorium di Roma disegnato da Renzo Piano. Attualmente è sindacalista alla Fillea Uil.
Quarantenne di successo, Gheorghe Cerin, giunto in Italia 15 anni fa come borsista, è responsabile della cardiologia della clinica San Gaudenzio di Novara. Qui, su 232 dipendenti, sono romeni 30 infermieri, un fisioterapista e 4 ausiliari. In campo intellettuale si segnala Miruna Cajvaneanu, 28 anni, una laurea in Scienze politiche: arrivata a Roma con una borsa di studio, è corrispondente di testate giornalistiche del suo paese. Mihai Mircea Butcovan invece è educatore professionale a Milano. Ha scritto un libro, 'Allunaggio di un immigrato innamorato', storia di un romeno che perde la testa per una leghista. L.S.
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